La Ilga Gomma di Vigevano, che ha superato brillantemente l’ultima recensione, ha avviato da dieci anni un innovativo piano di efficienza energetica, che ha generato risparmi dell’80% nel consumo di gas metano e del 20% di energia elettrica.
L’azienda è nata nel’53 per la lavorazione della gomma, come attività completamente alla produzione di calzature.
Oggi a Vigevano l’industria calzaturiera e quasi sparita e la nostra produzione di suole in gomma raggiunge tutto il mercato italiano
quello europeo: cosi Paolo Sempio, nipote del fondatore e attuale amministratore delegato
della Ilga Gomma di Vigevano, spiega la metamorfosi vissuta da un’impresa che oggi occupa 14 dipendenti (ne aveva 65 all’inizio degli anni Duemila ) e che sopratutto ha chiuso gli ultimi due bilanci con incrementi da capogiro:
fatturato 2009 +15% a circa 3,2 milioni di euro,
e fatturato 2010+35% a 4,2 milioni, con la Germania e le sue griffes sportive e tecniche a farla da padrona.
Il fax non la smetteva di scaricare ordinativi,
abbiamo dovuto attrezzarci per fare anche il turno di notte, compreso il sabato dalle 6 alle 15,
aggiunge il direttore amministrativo,
Claudio Alberico.
Eppure, non siamo venuti a Vigevano per farci raccontare una storia imprenditoriale
di successo: la vera innovazione della Ilga Gomma risiede nel modo di pensare e organizzare l’impresa .
Da una decisone d’anni avete un percorso innovativo.
Di cosa si tratta ?
Di migliorare l’efficenza energetica dell’azienda nei vari aspetti, sfruttando le risorse a disposizione, spiega Sempio.
In ogni azienda ci sono notevoli
fonti di energia e, facendo un’analisi accurata, i risparmi possono essere incredibili.
Noi in 15 anni siamo riusciti a risparmiare 80%
d’energia consumata per unità di prodotto riguardo al gas metano.
Mentre per l’energia elettrica il risparmio è stato “solo” del 20% perché i margini si recuperano sono più ridotti.
Per risparmiare elettricità oggi bisogna guardare
all’illuminazione dei diversi ambienti aziendali, usando strumenti tecnologici adatti, come sensori di luce esterna e rilevatori di presenza.
Cone mai un’azienda di un settore che ha vissuto una grande crisi, ha puntato al risparmio energetico?
Il primo shock l’abbiamo subito tra il 2002e il 2003, anche per l’invasione di prodotti dalla Cina, che in pratica ha anticipato gli effetti dell’ultima crisi internazionale.
La nostra azienda era decolta, situata nel centro storico, con impianti e vecchi, troppo personale, attività in perdita, debiti con le banche .
Come ce l’avete fatta?
In vent’anni abbiamo sempre reinvestito gli utili della società .
Tutto ciò ha progressivamente migliorato la situazione, ma la crisi del 2002 ci ha obbligato ad accelerare il progresso: abbiamo chiudo la vecchia sede in centro e portato tutta l’attività nella nuova sede esterna, affidando a terziasti una parte della produzione.
La strategia vincente si è rivelata quella di dedicarci a ciò che sapevamo fare meglio- stampare le lastre di gomma -abbandonando la preparazione del semilavorato, cioè l’ impasto di gomma cruda da cui poi si estrae la suola stampata.
Così oggi stampiamo lastre con tolleranza di 1-2 decimi ,una prestazione davvero speciale per una materia come la gomma.
Mentre abbiamo trovato nell’arco di 50 km contoterzisti che producono il semilavorato meglio di come potremmo fare noi, perché è la loro specializzazione produttiva.
È uno dei segreti della piccola e media industria italiana: l’allungamento della filiera.
Da questa riorganizzazione nasce la nuova visione?
E’ chiaro che, dovendo aprire uno stabilimento nuovo, tutti gli impianti e macchinari sono stati progettati e realizzati secondo un approccio moderno, flessibili ed efficienti al tempo stesso, ponendo attenzione ai dettagli, cioè a come si dispongono i tubi nell’aria compressa, che tipo di curve si adottano e cosi via.
Tutto questo comporta ingenti investimenti?
In alcuni casi solo un buon ragionamento.
Uno dei temi affrontati nella progettazione della nuova sede è stato il recupero del vapore (nascente).
Questo vapore, anziché essere eliminato via camino, é trasferito in un vascone pieno d’acqua, usata poi per riscaldare gli uffici, almeno per metà del fabbisogno, e comunque a costo zero.
Un’altra possibilità è data dal compressore, che genera tanta aria calda: noi la captiamo e la convogliamo verso il magazzino per il riscaldamento ambientale.
In inverno da sola non basterebbe, però riscalda il 50% della volumetria e addirittura soddisfa il 100% del fabbisogno da febbraio a novembre.
Su altre tecnologie l’investimento serve, ad esempio con fotovoltaico?
Il grande vantaggio del fotolvoltaico è che permette l’industria nazionale di restare attiva in un settore che avrà comunque uno sviluppo tecnologico importante, anche perché di sicuro i pannelli che usiamo ora tra una decina d’anni saranno obsoleta: in ogni caso, piuttosto che lasciare i soldi in banca, li investiamo anche nel fotovoltaico, che ci rende il 6,5% annuo.
Intanto ho progettato e costruito un inseguitore solare per produrre vapore, che installerò in primavera sul tetto dello stabilimento.
E l’illuminazione?
Il vero risparmio avviene quando i consumi calano a parità di prestazione. In altri casi si può accettare un calo delle performance, ma nell’illuminazione della fabbrica no, per ovvie ragioni di sicurezza e benessere ambientale. Così abbiamo adottato una soluzione semplice: quattro sensori che “leggono”
L’illuminazione solare, una centralina con timer, un collegamento a scacchiera delle diverse zone della fabbrica.
Ci abbiamo messo una giornata e mezza di studio e un budget davvero illimitato .
Si può risparmiare anche sull’uso dei macchinari di produzione?
Sarebbe meglio far costruire un macchinario al fornitore secondo certi criteri, altrimenti intervenire sui macchinari esistenti è più difficile.
A volte serve modificare la struttura della macchina, individuando dispositivi e materiali che ,in funzione dei vari punti della macchina che producono energia, possono assicurare un’ ottimizzazione energetica.
Soluzioni tecniche che, in qualche caso è facile reperire con una ricerca su internet .
È anche una sfida tecnologica per la nostra industria produttrice di macchine e strumenti, giusto?
Oggi, quando si compra un macchinario, si guarda essenzialmente alla produttività e al costo di acquisto e avviamento, ma non al rendimento energetico.
Se i fabbricanti di beni strumentali ponessero attenzione a questo concetto, si aprirebbero nuovi scenari di mercato.
api Milano Magazine – Maggio 2011 – ILGA GOMMA – Per risparmiare energia bisogna far lavorare il cervello